Le partenze in salita (parte prima)
Penso di non aver desiderato tanto una cosa quanto la patente. A 17 anni i giorni erano eterni, il tempo pareva scorresse a rilento e io agognavo indipendenza e libertà come solo a quell'età si può fare. Venne giugno, mese del mio compleanno, e con esso il sospirato esame di teoria. Passato al primo tentativo: sapevo descrivere le parti del motore meglio di un meccanico, giuro. (Resta un mistero come la maggior parte delle donne, me compresa, dimentichino immediatamente dopo l'esame queste nozioni. Alla prima foratura di pneumatico, di solito, cerchiamo nel libretto di istruzioni dove sia posizionato il cric e leggiamo invece di munirci di martinetto: cos'è il martinetto???)
Finalmente era giunto il momento delle guide. Ricordo i tentativi di ingranare la prima marcia, con papà seduto di fianco che si teneva alla maniglia e mi guardava dubbioso, simulando sicurezza per incoraggiarmi: " Schiaccia la frizione, ingrana la marcia, rilascia il piede lentamente...vedrai è facile!" Sarà...ma intanto fra uno strappone e l'altro l'auto si spegneva sempre, e io pensavo: " Non ce la faccio, non ce la farò mai" e mio padre, dal lato passeggero, frenava di riflesso, convinto forse di essere a bordo della macchina dei Flintstones. Il traguardo da raggiungere comunque era troppo importante e, con tanta pratica, pazienza e sudori freddi di entrambi, ho imparato.
Sono diventata un asso del parcheggio: sapevo incastrare la macchina anche negli spazi più piccoli e la mia guida, ai tempi, era assai più "sportiva" di quella attuale. Un giorno, di ritorno verso casa, vedendo mio padre sul balcone ad attendermi e volendo dar prova delle capacità di autista provetta, sono entrata in cortile e poi direttamente in garage senza neanche scalare le marce... così... splendidamente in terza! Ho rigato l'intera fiancata della vecchia Fiat 127 e non ricordo quanto tempo ho impiegato per trovare il coraggio di uscire dall'abitacolo e passare sotto il balcone con la coda fra le gambe, alla ricerca di una giustificazione plausibile.
Aldilà di qualche inconveniente, dicevo, dovuto soprattutto all'immaturità dei 18 anni, nel tempo ho acquisito una buona capacità di guida, nonostante persista una paura, mai vinta del tutto, che da sempre mi accompagna: la partenza in salita.
Percorrere un cavalcavia, ad esempio, e dover per forza fermarsi in pendenza a causa di uno stop o di un semaforo risulta essere, per me, un incubo. La netta sensazione di scivolare all'indietro o addirittura ribaltarmi, mi paralizza. Sogno da sempre un'auto dotata di partenza assista. Mi sono informata: ne esistono sul mercato diversi modelli, già da anni. Oh lode, lode, lode agli ingegneri inventori di tale prodigio, ne voglio una anch'io!!!
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